Sacco di Castellaneta

I primi segni di frequentazione umana nel territorio castellanetano risalgono all’età del bronzo (2000-1000 a.C.). In località Minerva sono stati trovati numerosi vasi ed altri manufatti. Altri rinvenimenti si sono registrati sulla sommità del Montecamplo, un territorio inciso da grotte e gravine, ma anche a Riva dei Tessali sull’arco Ionico.

Secondo la leggenda, la città fu fondata da Diomede, qui giunto dopo la distruzione di Troia insieme ad un gruppo di Etoli, con il nome di Etolia. Prese poi altri nomi fra cui “Castanea” e nell’Alto Medioevo “Castellanetum”. Esiste però un’altra versione circa le radici di Castellaneta. Secondo lo storico Giacomo Arditi, Castanea era cosa ben diversa dall’attuale Castellaneta: Castanea era posta sul Lato, aveva origine magno-greca ed esistette fino alla fine dell’VIII secolo (secondo le carte topografiche di Carlo Magno).

Nell’842 i Saraceni intensificarono i loro attacchi, saccheggiarono e distrussero quasi tutti gli insediamenti del circondario e probabilmente Castanea fu tra i centri devastati, che, quindi, si unirono, creando una città fortificata nel punto più difendibile: da questa unione avrebbe avuto origine il nome Castellum Unitum, poi trasformatosi nella forma attuale.

Fu conquistata dal normanno Roberto il Guiscardo nel 1081 e nel 1088 divenne sede di vescovado e di una contea. Carlo d’Angiò ridusse l’Italia meridionale in feudi tra cui Castellaneta, concessa nel 1269 al barone Oddone di Soliac. Questo feudatario governò in modo violento e scellerato tanto che Carlo II, figlio di Carlo d’Angiò, lo privò del feudo e lo bandì dal regno. Castellaneta tornò, così, a far parte del Principato di Taranto fino al 1419 quando Giovanna II d’Angiò, figlia di Carlo III, la dichiarò Città Regia.

Fu tale fino al 1434 quando tornò ad essere soggetta ai Principi di Taranto. L’ultimo principe fu Giovanni Antonio del Balzo Orsini, morto nel 1463. Durante il suo governo Castellaneta visse continue guerre. Nello stesso anno tornò ad essere feudo con Francesco del Balzo, principe di Altamura. Nel 1465 passò alla Corona Aragonese. Gli anni tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 videro il Regno di Napoli conteso tra Francesi e Spagnoli. Nel 1503 Castellaneta visse uno degli episodi più esaltanti della sua storia. Assediata dalle truppe francesi guidate da Luigi d’Armagnac, duca di Nemours, oppose una eroica resistenza che le valse il titolo onorifico di “Fidelissima” da parte del re spagnolo Ferdinando il Cattolico.

Questo episodio è noto come il “Sacco” di Castellaneta. I cittadini sperarono, in tal modo, di non essere più assoggettati ad altri feudatari ma, nel 1519 Carlo V la concesse in feudo al fiammingo Guglielmo de la Croy. I castellanetani più ricchi, ostili al nuovo feudatario, fuggirono con le loro mandrie e si rifugiarono nelle città regie vicine. Per Castellaneta fu la rovina. De la Croy tenne il feudo soltanto un anno, poi lo vendette al napoletano Nicola Maria Caracciolo che fu marchese. La nobile famiglia tenne la città fino al 1580 quando, per difficoltà economiche, Carlo Caracciolo fu costretto a venderla a Nicola Bartinotti Piccolomini. Ebbe così inizio il periodo più triste per Castellaneta che vide il susseguirsi di una serie di baroni prepotenti, tutti mercanti liguri che si servirono del feudo per arricchirsi e acquisire titoli nobiliari. I Bartinotti Piccolomini furono principi di Castellaneta dal 1580 al 1624. Ad essi successe Giancristoforo De Franco, barone di Castellaneta dal 1624 al 1633. Dal 1633 al 1649 fu barone Giannandrea Gentile. Dal 1650 al 1665 furono baroni i La Monica e dal 1666 fino a tutto il 1700 baroni della città furono i De Mari.

Nel XVII secolo, infatti, Castellaneta fu acquistata per 70.000 ducati dal feudatario di Gioia e Acquaviva, il genovese Carlo de Mari, marchese di Assigliano. L’acquisto gli procurò il titolo di Principe e il governo del grosso feudo alla sua famiglia fino al 1806, anno dell’Alienazione del Feudalesimo decretato dal Re di Napoli Gioacchino Murat a seguito del Decreto Napoleonico sulla stessa materia dell’anno prima e che si estendeva su tutti i domini francesi, praticamente quasi tutta l’Europa continentale.

Al giorno d'oggi viene rievocato il 23 febbraio davanti alla cittadinanza.

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